L'Italia de noantri" di Aldo Cazzullo

Da **francesca** Dom 25 Ott - 10:07

Noantri e' la parola-chiave dell'Italia di oggi. Mai cosi' frammentata in clan, famiglie, fazioni e corporazioni. Eppure, mai cosi' uguale da Torino a Palermo. Unificata dall'egemonia di Roma e del Sud.

Quello di Aldo Cazzullo e' un j'accuse che coinvolge tutta la societa' italiana, compresa ovviamente la politica, diventata una ''prosecuzione degli affari con altri mezzi''.

Ormai, osserva l'autore, il senso di fedelta' e di appartenenza al partito, al burocrate e all'ordine professionale, fa premio su quella della competenza. Ma il 'familismo' non prospera perche' ''una mente perversa ne governa le redini'', ma perche' ''si fonda su un vasto consenso, o perlomeno su un'inveterata abitudine''. Tra i vari fattori di ''unificazione nazionale'', il giornalista del Corriere della Sera mette anche Silvio Berlusconi, ''come a suo tempo la Dc e il Duce''. Solo che il suo consenso e' ''distribuito in modo piu' uniforme'' di quello della Dc e, a differenza del Duce, ''non ha mai preteso di trasformare gli italiani''.

Cazzullo descrive un paese dove si e' convinti che il lavoro, piuttosto che cercarselo, e' meglio ereditarlo, e dove ''nulla ci turba piu' del successo del vicino''. E si chiede: ''Forse al Nord si evade il fisco meno che al Sud? Forse il traffico e' meno congestionato e non si suona il clacson per strada? Forse al Nord non si paga il pizzo, non si pratica l'usura, non si sfrutta la prostituzione, non si cede al racket, non si accolgono gli investimenti della camorra?''. Gli italiani, scrive, ''hanno gli stessi modelli di riferimento, gli stessi eroi positivi e negati, gli stessi personaggi di culto''. Cita ad esempio Fabrizio Corona, ''il vero simbolo del nostro tempo'', ''adorato e maledetto dalle ricche plebi di corso Como a Milano cosi' come da quelle misere delle cento discoteche del Lazio e del Sud in cui Corona e' spesso ospite, a pagamento s'intende''. Ma anche l'Inter, diventata ''una star per il semplice fatto di esser arrogante, poco rispettosa dei colleghi, scostante, insomma per aver violato quel poco di buona educazione che resisteva nel calcio''. E Lele Mora, che ''con Lucio Presta e' il simbolo del manager spregiudicato delle star da rotocalco o da tv''.

Gli italiani, osserva Cazzullo, ''premiano con il loro voto i partiti che rappresentano gli interessi del territorio, diffidano di giornali, librerie, in genere della parola scritta, e che guardano tutti la stessa televisione, che e' ''brutta e volgare in tutto il mondo''. ''Noi - rileva - la prendiamo sul serio al punto da aver consegnato il paese al padrone delle tv, e da giudicare i litigiosi capi dell'opposizione da come si battono (spesso tra loro) nei talk show''. Nella sua amara e appassionata analisi l'autore parte dalla sua terra, le Langhe, cuore dello scandalo del Grinzane Cavour, per proseguire a Roma, ''citta' corrottisima'' dove il ''malaffare inquina la vita quotidiana'' e dove ''e' quasi impossibile trovare qualcuno che non abbia nulla a che fare con mamma Rai'', definita un ''formidabile fattore di romanizzazione''. Fino al Sud, che nel costume e nel linguaggio, ''dalla mafia a Padre Pio, ha ormai imposto il suo primato culturale al Nord''.

Cazzullo racconta come i nuovi italiani, i figli degli immigrati, stiano scalzando gli italiani 'veri', che hanno sempre meno voglia di lavorare. Analizza la meridionalizzazione di Pdl e Pd. Entra nella Chiesa, svelando storie di sacerdoti e cardinali, con i retroscena dell'elezione del pontificato di Benedetto XVI. Chiesa, Cei e Vaticano, scrive il giornalista, sono per gli italiani ''una sorta di assicurazione sulla vita eterna'', tra fede autentica, consuetudine e, conclude, ''tornaconto politico o personale''. (ANSA).