Paghetta: istruzioni per l'uso

Una volta si chiamava semplicemente “paghetta”. Oggi, in tempi di crisi e ristrettezze, si parla di educazione economica, partecipazione al budget familiare, cittadinanza economica, ed è anche oggetto di interessanti convegni, come l'Open Day organizzato dal consorzio PattiChiari a Parma. Ma, alla fine, sempre di paghetta si tratta: una piccola somma, da concedere ai figli per le loro prime spese personali (e per imparare il senso del denaro e del risparmio).

Qui incontriamo il primo dilemma: paghetta si o paghetta no? La scuola di pensiero contraria alla paghetta prevede questo: contrattare di volta in volta con i figli i soldi da concedergli, in base alle esigenze del momento. Questa è sicuramente la modalità preferita dei ragazzi: così possono spendere sempre tutto e subito e poi tornare a battere cassa. Ma è anche la meno educativa. La paghetta è innanzitutto uno strumento didattico: le scuole non insegnano a gestire il denaro, è un compito che la società lascia alle famiglie. E il principale strumento è proprio lasciare che siano i figli a gestire somme di denaro man mano crescenti, e a imparare che i soldi sono una risorsa limitata.

Anche in quest'ottica, e sempre senza caricare i figli di troppe responsabilità, è utile una (parziale) condivisione con loro del bilancio familiare. Un “no” ben motivato e argomentato, anche numeri alla mano, è uno strumento fondamentale dell'educazione economica. Una volta stabilito che serve una paghetta, rimangono tre tematiche importanti da affrontare: il quando, il quanto e le eccezioni.

Quando: molti genitori iniziano a dare piccole somme in gestione ai figli già verso i 6 anni, quando cominciano ad andare in prima elementare. In realtà, a quell'età i bambini hanno ancora un senso molto astratto del denaro e delle sue conseguenze sulla vita sociale. Non esiste un'età perfetta per insegnare il denaro, ma secondo molti studiosi, un bambino comincia a essere pronto a gestire i soldi consapevolmente alla fine del primo ciclo scolastico, intorno ai dieci anni.

Quanto: inutile negarlo, la paghetta cresce con l'inflazione. E ogni città ha un suo costo della vita specifico, anche per un undicenne. La prima paghetta settimanale potrebbe essere intorno ai 10 euro, che è la media italiana per i ragazzini dai 10 ai 13 anni. La stessa media sale a 20 euro a settimana tra i 14 e i 17 anni. Ma queste sono statistiche. Meglio ascoltare il ragazzo, le sue ragioni e le sue esigenze e dargli una cifra con cui è davvero in grado di affrontarle (senza per questo però necessariamente allinearla con quella degli amici, niente confronti con le altre famiglie).

Le eccezioni. Innanzitutto, la paghetta non deve essere uno strumento di punizione o di premio. Il suo è uno scopo didattico ed educativo, e non va collegato, ad esempio, ai voti scolastici, buoni o cattivi. Il funzionamento della paghetta è proporzionale alla sua stabilità nel tempo. Non va né abolita né aumentata se i soldi finiscono. Anzi, è proprio quello il momento in cui vostro figlio imparerà le durezze dell'economia e la necessità di programmazione delle spese.

http://www.risparmio-assicurato.it/paghetta-istruzioni-per-uso.html