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QUAL'è LA MASCHERA DELLA VOSTRA REGIONE????
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FRANCY-CENTOPERCENTODONNE :: W.W.W...IL CARNEVALEEEEEEE.... :: W.W.W...IL CARNEVALE.....A CARNEVALE OGNI SCHERZO VALE....
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QUAL'è LA MASCHERA DELLA VOSTRA REGIONE????
G I A N D U I A
Gianduia e’ la piu’ popolare maschera del Piemonte, il re di Torino durante il Carnevale. Gianduia nasce ad opera di un burattinaio che aveva un enorme successo con il suo burattino chiamato “GIRONI”, che in dialetto piemontese significa Gerolamo. Un contadino simpatico, arguto e furbo, un certo GIOAN d’la douja, cosi’ chiamato perche’ in qualunque osteria entrasse chiedeva un boccale di vino (douja, in dialetto piemontese). GIOAN vestiva con una lunga giacca marrone bordata di rosso, un panciotto giallo, calze rosse e brache di fustagno e in testa un cappello a tre punte, il tricorno, e aveva un codino girato all’ insu’legato con un bel nastrino rosso. Sul collo portava un fiocco verde oliva e un ombrello sempre dello stesso colore. Aveva le scarpe di color nero e i calzini rossi. Il suo nome fu presto abbreviato in Gianduia, divenne un burattino di grande successo e, in seguito, la maschera ufficiale di Torino. Gianduia e’ quindi un galantuomo, di carattere allegro con buon senso e coraggio, ama il buon vino e la buona tavola ed e’ il personaggio sempre presente nelle feste popolari torinesi, dove non manca neppure la sua fedele compagna Giacometta, con la quale, nei giorni di carnevale, gira su una carrozza di gala e va a fare visita ad ospedali, ospizi e ad ossequiare le autorita’ cittadine
Gianduia e’ la piu’ popolare maschera del Piemonte, il re di Torino durante il Carnevale. Gianduia nasce ad opera di un burattinaio che aveva un enorme successo con il suo burattino chiamato “GIRONI”, che in dialetto piemontese significa Gerolamo. Un contadino simpatico, arguto e furbo, un certo GIOAN d’la douja, cosi’ chiamato perche’ in qualunque osteria entrasse chiedeva un boccale di vino (douja, in dialetto piemontese). GIOAN vestiva con una lunga giacca marrone bordata di rosso, un panciotto giallo, calze rosse e brache di fustagno e in testa un cappello a tre punte, il tricorno, e aveva un codino girato all’ insu’legato con un bel nastrino rosso. Sul collo portava un fiocco verde oliva e un ombrello sempre dello stesso colore. Aveva le scarpe di color nero e i calzini rossi. Il suo nome fu presto abbreviato in Gianduia, divenne un burattino di grande successo e, in seguito, la maschera ufficiale di Torino. Gianduia e’ quindi un galantuomo, di carattere allegro con buon senso e coraggio, ama il buon vino e la buona tavola ed e’ il personaggio sempre presente nelle feste popolari torinesi, dove non manca neppure la sua fedele compagna Giacometta, con la quale, nei giorni di carnevale, gira su una carrozza di gala e va a fare visita ad ospedali, ospizi e ad ossequiare le autorita’ cittadine
mariac- UTENTE
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Età : 68
Località : torino
Re: QUAL'è LA MASCHERA DELLA VOSTRA REGIONE????
Gianduja |
La maschera di Gianduja Gianduja è una maschera popolare torinese. Il suo nome deriva dalla locuzione "Gioan 'dla duja" ovvero "Giovanni del boccale" (o "Giovanni dal boccale"). L'origine del personaggio La maschera venne inventata ad Asti circa 300 anni fa dai burattinai Sales e Bellone. Deve il suo nome ad una precauzione politica: fino al 1802, il suo nome era Gerolamo, ma con l'avvento al potere di Napoleone Bonaparte, per timore che si potessero scorgere allusioni al fratello dell'imperatore, il nome venne mutato. Dato che il personaggio aveva sempre con sè la dôja (un boccale di terracotta per bere il vino), il nome venne mutato in "Giôan d'la dôja", poi condensato in Gianduja. Il carattere Allegro e godereccio, incarna lo stereotipo piemontese del "galant'uomo" coraggioso, assennato, incline al bene e fedele alla sua inseparabile compagna Giacometta (che lo affianca ancora oggi nelle feste di paese). La simpatia, l'astuzia e l'ironia del personaggio lo fecero ben presto divenire famoso in tutto il Piemonte, sino a divenirne la più importante maschera piemontese Ispirazioni Dal suo nome deriva quello della cioccolata di tipo gianduia e del relativo cioccolatino gianduiotto con cui è confezionato, entrambi specialità torinesi. I cioccolatini venivano distribuiti dalla maschera durante la festa del carnevale; probabilmente per lo stesso motivo il nome Gianduja è stato dato alle grosse caramelle a forma di cialda incartate in caratteristici involucri esagonali. Curiosità
Tratto da wikipedia |
mariac- UTENTE
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Numero di messaggi : 1112
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Località : torino
Re: QUAL'è LA MASCHERA DELLA VOSTRA REGIONE????
La parola Meneghino (in milanese Meneghin) è un diminutivo del nome Domenico (milanese Domenegh e Menegh). È una maschera della Commedia dell'arte che si identifica con la città di Milano.
Di origini incerte (all'inizio era Meneghin Pecenna in quanto parrucchiere pettegolo), venne introdotta in teatro nel '600 da Carlo Maria Maggi, che gli ha dato l'immagine del personaggio popolare, giunta fino ai giorni nostri. Più avanti Carlo Porta ha contribuito ad aumentarne la popolarità fino alla metà dell'ottocento, epoca in cui Meneghino è diventato simbolo dell'animo patriottico milanese, contro la dominazione asburgica. Particolarità di Meneghino, è che non ha mai indossato una maschera, ma si è sempre presentato a viso aperto e senza trucco. Questo fa di lui un personaggio libero, aperto dalle uniformità caratteristiche di uno stereotipo fissato; ha sempre invece espresso una ben definita personalità.
Vestito di una lunga giacca marrone, calzoni corti e calze a righe rosse e bianche.
Meneghino impersona un servitore rozzo ma di buon senso che, desideroso di mantenere la sua libertà, non fugge quando deve schierarsi al fianco del suo popolo. Generoso e sbrigativo, è abile nel deridere i difetti degli aristocratici.
"Domenighin" era il soprannome del servo, che la domenica accompagnava le nobildonne milanesi a messa o a passeggio. Durante l'insurrezione delle Cinque Giornate di Milano nel 1848 fu scelto dai milanesi come simbolo di eroismo.
Nel Carnevale Ambrosiano, è accompagnato da un'altra maschera popolare milanese, moglie di Meneghino: la Cecca (di Berlinghitt), diminutivo dialettale di Francesca.
L'affermazione di Meneghino come simbolo di Milano è relativamente recente, in precedenza il personaggio milanese per eccellenza era Beltrame (Baltramm de Gaggian).
Beltrame è una maschera di origine milanese nata nel Cinquecento.
Spesso conosciuto con il soprannome di Beltrame de Gaggian (da Gaggiano), borgata della bassa milanese da cui trae origine, o anche "de la Gippa", per via della ampia casacca che solitamente indossa, rappresenta il personaggio del contadino stolto e fanfarone, capace solo di commettere grandi stupidaggini, volendosi mostrare più signore di quanto non sia.
Nel corso del '600 Beltrame impersonava tutte le parti di marito e veniva caratterizzato come un "compare furbo e astuto". Secondo la tradizione il personaggio deve la sua nascita all'illustre attore Nicolò Barbieri (Vercelli, 1576) che fece parte della Compagnia degli Accesi al servizio del Duca di Mantova.
Di origini incerte (all'inizio era Meneghin Pecenna in quanto parrucchiere pettegolo), venne introdotta in teatro nel '600 da Carlo Maria Maggi, che gli ha dato l'immagine del personaggio popolare, giunta fino ai giorni nostri. Più avanti Carlo Porta ha contribuito ad aumentarne la popolarità fino alla metà dell'ottocento, epoca in cui Meneghino è diventato simbolo dell'animo patriottico milanese, contro la dominazione asburgica. Particolarità di Meneghino, è che non ha mai indossato una maschera, ma si è sempre presentato a viso aperto e senza trucco. Questo fa di lui un personaggio libero, aperto dalle uniformità caratteristiche di uno stereotipo fissato; ha sempre invece espresso una ben definita personalità.
Vestito di una lunga giacca marrone, calzoni corti e calze a righe rosse e bianche.
Meneghino impersona un servitore rozzo ma di buon senso che, desideroso di mantenere la sua libertà, non fugge quando deve schierarsi al fianco del suo popolo. Generoso e sbrigativo, è abile nel deridere i difetti degli aristocratici.
"Domenighin" era il soprannome del servo, che la domenica accompagnava le nobildonne milanesi a messa o a passeggio. Durante l'insurrezione delle Cinque Giornate di Milano nel 1848 fu scelto dai milanesi come simbolo di eroismo.
Nel Carnevale Ambrosiano, è accompagnato da un'altra maschera popolare milanese, moglie di Meneghino: la Cecca (di Berlinghitt), diminutivo dialettale di Francesca.
L'affermazione di Meneghino come simbolo di Milano è relativamente recente, in precedenza il personaggio milanese per eccellenza era Beltrame (Baltramm de Gaggian).
Beltrame è una maschera di origine milanese nata nel Cinquecento.
Spesso conosciuto con il soprannome di Beltrame de Gaggian (da Gaggiano), borgata della bassa milanese da cui trae origine, o anche "de la Gippa", per via della ampia casacca che solitamente indossa, rappresenta il personaggio del contadino stolto e fanfarone, capace solo di commettere grandi stupidaggini, volendosi mostrare più signore di quanto non sia.
Nel corso del '600 Beltrame impersonava tutte le parti di marito e veniva caratterizzato come un "compare furbo e astuto". Secondo la tradizione il personaggio deve la sua nascita all'illustre attore Nicolò Barbieri (Vercelli, 1576) che fece parte della Compagnia degli Accesi al servizio del Duca di Mantova.
miciamony- UTENTE MOLTO ATTIVO
-
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Data d'iscrizione : 06.11.09
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Re: QUAL'è LA MASCHERA DELLA VOSTRA REGIONE????
Bè...PULCINELLA!!
La maschera di Pulcinella è stata inventata ufficialmente dall'attore Silvio Fiorillo nella seconda metà del Cinquecento. Le origini di Pulcinella sono però molto più antiche. Le ipotesi sono varie: c'è chi lo fa discendere da “Pulcinello” un piccolo pulcino perché ha il naso adunco; c'è chi sostiene che un contadino di Acerra, Puccio d'Aniello, nel '600 si unì come buffone ad una compagnia di girovaghi di passaggio nel suo paese. Altri ancora, come il Bieber vanno ancora più indietro nel tempo fino al IV secolo e sostengono che Pulcinella discende da Maccus, personaggio delle Atellane romane. Maccus rappresentava una tipologia di servo dal naso lungo e dalla faccia bitorzoluta, con ventre prominente, che indossava una camicia larga e bianca e il cui volto era coperto da mezza maschera.
Il Bieber nel 1961 fa risalire questa maschera a Maccus personaggio delle farse popolari romane chiamate Fabulae Atellanae perché la tradizione le vuole nate nel IV secolo nell'antica Atella, una città osca e poi romana a sud di Capua. Tale fatto è stato ipotizzato ma non vi è nulla di certo [1]
Altri fanno risalire la maschera ad un altro presonaggio delle Fabulae Atellanae: Kikirrus, una maschera teriomorfa (che nell'aspetto ricorda un animale) che, infatti, ricorda già nel nome il verso del gallo. Quest'ultima maschera ricorda più da vicino la maschera di Pulcinella.
Le Atellane furono una tipologia di spettacolo molto popolare nell'antica Roma, potremmo paragonarle all'odierno teatro vernacolare o dialettale apprezzate soprattutto da un pubblico di basso ceto. Maccus rappresentava ora il sileno ora il satiro, in qualche caso la tipologia del servo con un lungo naso e la faccia bitorzoluta, camicia larga e bianca, Maccus portava una mezza maschera, come quelle dei comici dell'arte, aveva il ventre prominente e recitava con voce chioccia.
Puccio d'Aniello era il nome di un contadino di Acerra reso famoso da un presunto ritratto di Annibale Carracci, dalla faccia scurita dal sole di campagna ed il naso lungo, che diede vita al personaggio teatrale di Pulcinella. Pulcinella ha incarnato e continua ad incarnare il tipo napoletano, ancora oggi all'estero, il personaggio che, cosciente dei problemi in cui si trova, riesce sempre ad uscirne con un sorriso, prendendosi gioco dei potenti pubblicamente, svelando tutti i retroscena. Altri autori attribuiscono l'origine del nome all'ermafroditismo intrinseco del personaggio, ovvero un diminutivo femminilizzato di pollo-pulcino, animale tipicamente non riproduttivo, del quale in un certo senso imita la voce. In tale accezione Pulcinella si riconferma come figura di tramite uomo-donna, stupido-furbo, città-campagna, demone-santo salvatore, un dualismo che sotto molti aspetti configura la definizione pagano-cristiana della cultura popolare napoletana
da:
www.wikipedia.org
La maschera di Pulcinella è stata inventata ufficialmente dall'attore Silvio Fiorillo nella seconda metà del Cinquecento. Le origini di Pulcinella sono però molto più antiche. Le ipotesi sono varie: c'è chi lo fa discendere da “Pulcinello” un piccolo pulcino perché ha il naso adunco; c'è chi sostiene che un contadino di Acerra, Puccio d'Aniello, nel '600 si unì come buffone ad una compagnia di girovaghi di passaggio nel suo paese. Altri ancora, come il Bieber vanno ancora più indietro nel tempo fino al IV secolo e sostengono che Pulcinella discende da Maccus, personaggio delle Atellane romane. Maccus rappresentava una tipologia di servo dal naso lungo e dalla faccia bitorzoluta, con ventre prominente, che indossava una camicia larga e bianca e il cui volto era coperto da mezza maschera.
Il Bieber nel 1961 fa risalire questa maschera a Maccus personaggio delle farse popolari romane chiamate Fabulae Atellanae perché la tradizione le vuole nate nel IV secolo nell'antica Atella, una città osca e poi romana a sud di Capua. Tale fatto è stato ipotizzato ma non vi è nulla di certo [1]
Altri fanno risalire la maschera ad un altro presonaggio delle Fabulae Atellanae: Kikirrus, una maschera teriomorfa (che nell'aspetto ricorda un animale) che, infatti, ricorda già nel nome il verso del gallo. Quest'ultima maschera ricorda più da vicino la maschera di Pulcinella.
Le Atellane furono una tipologia di spettacolo molto popolare nell'antica Roma, potremmo paragonarle all'odierno teatro vernacolare o dialettale apprezzate soprattutto da un pubblico di basso ceto. Maccus rappresentava ora il sileno ora il satiro, in qualche caso la tipologia del servo con un lungo naso e la faccia bitorzoluta, camicia larga e bianca, Maccus portava una mezza maschera, come quelle dei comici dell'arte, aveva il ventre prominente e recitava con voce chioccia.
Puccio d'Aniello era il nome di un contadino di Acerra reso famoso da un presunto ritratto di Annibale Carracci, dalla faccia scurita dal sole di campagna ed il naso lungo, che diede vita al personaggio teatrale di Pulcinella. Pulcinella ha incarnato e continua ad incarnare il tipo napoletano, ancora oggi all'estero, il personaggio che, cosciente dei problemi in cui si trova, riesce sempre ad uscirne con un sorriso, prendendosi gioco dei potenti pubblicamente, svelando tutti i retroscena. Altri autori attribuiscono l'origine del nome all'ermafroditismo intrinseco del personaggio, ovvero un diminutivo femminilizzato di pollo-pulcino, animale tipicamente non riproduttivo, del quale in un certo senso imita la voce. In tale accezione Pulcinella si riconferma come figura di tramite uomo-donna, stupido-furbo, città-campagna, demone-santo salvatore, un dualismo che sotto molti aspetti configura la definizione pagano-cristiana della cultura popolare napoletana
da:
www.wikipedia.org
FRANCY-CENTOPERCENTODONNE :: W.W.W...IL CARNEVALEEEEEEE.... :: W.W.W...IL CARNEVALE.....A CARNEVALE OGNI SCHERZO VALE....
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