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Eterna giovinezza: un falso mito?
FRANCY-CENTOPERCENTODONNE :: LA NOSTRA SALUTE...SIA FISICA CHE MENTALE... :: COME PRENDERCI CURA DI NOI STESSI..ANCHE CON PICCOLI ACCORGIMENTI..
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Eterna giovinezza: un falso mito?
Eterna giovinezza: un falso mito?
Perché si invecchia?
Come agiscono i geni?
È possibile intervenire sui meccanismi dell’invecchiamento?
Quanto si vive in media?
Allungamento della vita: perché?
Longevità: a quale prezzo?
Perché si invecchia?
Il motivo va cercato in un ragionamento di tipo evoluzionistico... L’invecchiamento e la morte non sono necessari e non sono neppure provocati. Semplicemente accadono. Si invecchia e si muore perché alla natura, cioè alla selezione naturale, non importa niente di quello che accade dopo l’età riproduttiva. Tutto il suo sforzo è teso a portare ciascuno al momento della riproduzione nella forma psicofisica migliore.
Dal punto di vista evolutivo solo chi lascia discendenti è rilevante e chi ne lascia di più è vincente. Si tratta di rilevazioni che è comodo attribuire all’azione di un’entità astratta che si chiama appunto selezione naturale. Dietro di essa non c’è niente e nessuno. L’unica cosa che esiste è l’insieme delle condizioni ambientali che finiscono a lungo andare per premiare qualcuno e penalizzare altri.
Come agiscono i geni?
Nell’ottica di portarsi al meglio alla funzione riproduttiva, può succedere che si selezionino funzioni geniche utili lungo tutto l’arco della vita, ma può anche essere che si selezionino funzioni geniche che sono positive per la prima metà della vita e neutre o addirittura leggermente negative per la seconda metà. I geni che contribuiscono ad aumentare le probabilità di riprodursi possono essere infatti privi di valore o addirittura deleteri per la salute nella vita post-riproduttiva, così che favorendo geni di questo tipo, la selezione opera automaticamente contro il buon invecchiamento e la longevità. Geni di questo tipo, in sostanza, fanno pagare alle persone in età post-riproduttiva il prezzo della forma fisica ottimale raggiunta in età pre-riproduttiva.
All’essere umano questo non piace, come non piace che i bambini muoiano perché altre minuscole forme di vita sopravvivano e prosperino. Per questo sono stati inventati il sapone, i disinfettanti e gli antibiotici. Non è stato, sembra oggi, troppo difficile liberarsi dei parassiti e dei microbi. Si tratta di organismi estranei che possono essere aggrediti frontalmente in una guerra quotidiana. Diverso è il discorso per i mali che vengono da dentro e dal progredire dell’età. Qui la lotta si fa più ardua e richiede conoscenze più sottili e raffinate. È stato necessario quindi studiare i geni che direttamente o indirettamente scandiscono il tempo della vita.
È possibile intervenire sui meccanismi dell’invecchiamento?
Dagli studi in campo biologico degli ultimi vent’anni si è appreso che l’invecchiamento dipende da almeno due fattori:
con il passare del tempo tutte le componenti del corpo si logorano;
esistono alcuni meccanismi biologici che controllano la vita e la morte delle cellule dell’uomo e il numero dei loro cicli proliferativi e quindi, indirettamente, l’arco della vita di ognuno.
L’esistenza di un logoramento progressivo delle varie parti del corpo rientra nell’ordine naturale delle cose, ma in tutti gli organismi viventi esiste una grande varietà di meccanismi di riparazione e di rigenerazione. Questi meccanismi sono molto pronti ed efficaci nell’infanzia e nella giovinezza, un po’ meno nell’età matura e ancora meno nella terza e quarta età. La loro efficacia è controllata da un certo numero di geni e sono quindi questi che si devono studiare. Negli ultimi quindici anni si è cominciato a conoscerne qualcuno, a dargli un nome e a caratterizzarlo, prendendo spunto da osservazioni fatte su organismi molto diversi dall’uomo, come un moscerino o il verme C. elegans. Modificando alcuni di questi geni si può raddoppiare la vita del moscerino o triplicare quella del verme. Al tempo stesso si comincia a comprendere il funzionamento di un certo numero di processi biologici che controllano la vita delle singole cellule e, di riflesso, di tutto l’organismo. C’è qualcosa in sostanza nel corpo che conta il numero delle divisioni cellulari e a un certo momento dice basta.
L’invecchiamento di ogni singolo individuo, è ovvio, non è regolato solamente dai suoi geni. Anche le condizioni in cui ha vissuto, la sua alimentazione e il suo stile di vita giocano un ruolo essenziale nel determinarne i tempi dell’invecchiamento e della morte. Tutte queste condizioni agiscono però sui prodotti dei vari geni. È fondamentale conoscerne quindi la natura e non è inconcepibile che un domani si riesca a intervenire su qualcuno di essi, in modo da prolungare la vita.
Quanto si vive in media?
La vita media sta sensibilmente aumentando. In Italia è raddoppiata in un secolo, è aumentata di 10 anni negli ultimi 40, con le donne che superano gli uomini con quasi sette anni di vita in più. Si sta guadagnando in sostanza un trimestre di vita in più ogni anno che passa. Questo non vale solo per l’Italia. Anche nei Paesi cosiddetti sottosviluppati la vita si sta decisamente allungando. Il secolo che si è appena concluso, è stato detto, sarà l’ultimo nel quale c’erano più giovani che anziani.
Nel 1950 le persone con più di 60 anni erano più o meno un quarto dei bambini con meno di 4 anni. Oggi le due categorie di persone si equivalgono, rappresentano ciascuna circa il 10 per cento della popolazione. Si calcola che nel 2050 i bimbi con meno di 4 anni saranno solo il 6 per cento della popolazione, mentre le persone con più di 60 anni diverranno il 20 per cento: ci saranno cioè più di 3 over 60 per ogni bambino di età inferiore ai 4 anni.
Allungamento della vita: perché?
Il generale miglioramento delle condizioni di salute e il sensibile allungamento della vita media non sono dovuti direttamente alle grandi, grandissime scoperte della genetica di questi ultimi cinquant’anni, ma ad una serie di piccoli e grandi avanzamenti quotidiani nell’igiene, nella nutrizione, nella lotta alle malattie infettive, soprattutto infantili, e più in generale nel mutato clima igienico-sanitario. Non potrà continuare così in eterno, ma per un po’ di tempo ancora la vita continuerà ad allungarsi. Raggiungere i 120 anni non sembra irragionevole, sulla base di complicati ragionamenti comparativi condotti sulla vita delle varie specie animali. Tutto lascia pensare inoltre che se si vorrà, le cose potrebbero cambiare anche più drasticamente, dal momento che per la prima volta nella storia si sono cominciati a comprendere i meccanismi biologici dell’invecchiamento e della morte.
Longevità: a quale prezzo?
Intervenendo su alcuni geni si potrebbe, o si potrà, prolungare di molto la vita. Occorre però modificare la struttura del genoma umano, un passo che ancora nessuno ha mai osato intraprendere. Se si interverrà sui geni che controllano la lunghezza della vita, si allungherà automaticamente anche il periodo della forma fisica, cioè la giovinezza, rendendo così più benaccetto il prolungamento della vita. È importante vivere, infatti, non sopravvivere.
Si avrà voglia in futuro di vivere tanto a lungo? Certo, se ne vedranno delle belle. È sicuro però che non basterà allungare la vita, e magari il periodo della giovinezza. Occorrerà, se si vorrà andare in questa direzione, cambiare la struttura stessa della società e dei servizi da questa offerti. Perché con il procedere dell’età cambiano comunque i gusti, le inclinazioni e le motivazioni e non ha senso vivere 150 anni se gli ultimi 70-80 non valgono la pena di essere vissuti.
Perché si invecchia?
Come agiscono i geni?
È possibile intervenire sui meccanismi dell’invecchiamento?
Quanto si vive in media?
Allungamento della vita: perché?
Longevità: a quale prezzo?
Perché si invecchia?
Il motivo va cercato in un ragionamento di tipo evoluzionistico... L’invecchiamento e la morte non sono necessari e non sono neppure provocati. Semplicemente accadono. Si invecchia e si muore perché alla natura, cioè alla selezione naturale, non importa niente di quello che accade dopo l’età riproduttiva. Tutto il suo sforzo è teso a portare ciascuno al momento della riproduzione nella forma psicofisica migliore.
Dal punto di vista evolutivo solo chi lascia discendenti è rilevante e chi ne lascia di più è vincente. Si tratta di rilevazioni che è comodo attribuire all’azione di un’entità astratta che si chiama appunto selezione naturale. Dietro di essa non c’è niente e nessuno. L’unica cosa che esiste è l’insieme delle condizioni ambientali che finiscono a lungo andare per premiare qualcuno e penalizzare altri.
Come agiscono i geni?
Nell’ottica di portarsi al meglio alla funzione riproduttiva, può succedere che si selezionino funzioni geniche utili lungo tutto l’arco della vita, ma può anche essere che si selezionino funzioni geniche che sono positive per la prima metà della vita e neutre o addirittura leggermente negative per la seconda metà. I geni che contribuiscono ad aumentare le probabilità di riprodursi possono essere infatti privi di valore o addirittura deleteri per la salute nella vita post-riproduttiva, così che favorendo geni di questo tipo, la selezione opera automaticamente contro il buon invecchiamento e la longevità. Geni di questo tipo, in sostanza, fanno pagare alle persone in età post-riproduttiva il prezzo della forma fisica ottimale raggiunta in età pre-riproduttiva.
All’essere umano questo non piace, come non piace che i bambini muoiano perché altre minuscole forme di vita sopravvivano e prosperino. Per questo sono stati inventati il sapone, i disinfettanti e gli antibiotici. Non è stato, sembra oggi, troppo difficile liberarsi dei parassiti e dei microbi. Si tratta di organismi estranei che possono essere aggrediti frontalmente in una guerra quotidiana. Diverso è il discorso per i mali che vengono da dentro e dal progredire dell’età. Qui la lotta si fa più ardua e richiede conoscenze più sottili e raffinate. È stato necessario quindi studiare i geni che direttamente o indirettamente scandiscono il tempo della vita.
È possibile intervenire sui meccanismi dell’invecchiamento?
Dagli studi in campo biologico degli ultimi vent’anni si è appreso che l’invecchiamento dipende da almeno due fattori:
con il passare del tempo tutte le componenti del corpo si logorano;
esistono alcuni meccanismi biologici che controllano la vita e la morte delle cellule dell’uomo e il numero dei loro cicli proliferativi e quindi, indirettamente, l’arco della vita di ognuno.
L’esistenza di un logoramento progressivo delle varie parti del corpo rientra nell’ordine naturale delle cose, ma in tutti gli organismi viventi esiste una grande varietà di meccanismi di riparazione e di rigenerazione. Questi meccanismi sono molto pronti ed efficaci nell’infanzia e nella giovinezza, un po’ meno nell’età matura e ancora meno nella terza e quarta età. La loro efficacia è controllata da un certo numero di geni e sono quindi questi che si devono studiare. Negli ultimi quindici anni si è cominciato a conoscerne qualcuno, a dargli un nome e a caratterizzarlo, prendendo spunto da osservazioni fatte su organismi molto diversi dall’uomo, come un moscerino o il verme C. elegans. Modificando alcuni di questi geni si può raddoppiare la vita del moscerino o triplicare quella del verme. Al tempo stesso si comincia a comprendere il funzionamento di un certo numero di processi biologici che controllano la vita delle singole cellule e, di riflesso, di tutto l’organismo. C’è qualcosa in sostanza nel corpo che conta il numero delle divisioni cellulari e a un certo momento dice basta.
L’invecchiamento di ogni singolo individuo, è ovvio, non è regolato solamente dai suoi geni. Anche le condizioni in cui ha vissuto, la sua alimentazione e il suo stile di vita giocano un ruolo essenziale nel determinarne i tempi dell’invecchiamento e della morte. Tutte queste condizioni agiscono però sui prodotti dei vari geni. È fondamentale conoscerne quindi la natura e non è inconcepibile che un domani si riesca a intervenire su qualcuno di essi, in modo da prolungare la vita.
Quanto si vive in media?
La vita media sta sensibilmente aumentando. In Italia è raddoppiata in un secolo, è aumentata di 10 anni negli ultimi 40, con le donne che superano gli uomini con quasi sette anni di vita in più. Si sta guadagnando in sostanza un trimestre di vita in più ogni anno che passa. Questo non vale solo per l’Italia. Anche nei Paesi cosiddetti sottosviluppati la vita si sta decisamente allungando. Il secolo che si è appena concluso, è stato detto, sarà l’ultimo nel quale c’erano più giovani che anziani.
Nel 1950 le persone con più di 60 anni erano più o meno un quarto dei bambini con meno di 4 anni. Oggi le due categorie di persone si equivalgono, rappresentano ciascuna circa il 10 per cento della popolazione. Si calcola che nel 2050 i bimbi con meno di 4 anni saranno solo il 6 per cento della popolazione, mentre le persone con più di 60 anni diverranno il 20 per cento: ci saranno cioè più di 3 over 60 per ogni bambino di età inferiore ai 4 anni.
Allungamento della vita: perché?
Il generale miglioramento delle condizioni di salute e il sensibile allungamento della vita media non sono dovuti direttamente alle grandi, grandissime scoperte della genetica di questi ultimi cinquant’anni, ma ad una serie di piccoli e grandi avanzamenti quotidiani nell’igiene, nella nutrizione, nella lotta alle malattie infettive, soprattutto infantili, e più in generale nel mutato clima igienico-sanitario. Non potrà continuare così in eterno, ma per un po’ di tempo ancora la vita continuerà ad allungarsi. Raggiungere i 120 anni non sembra irragionevole, sulla base di complicati ragionamenti comparativi condotti sulla vita delle varie specie animali. Tutto lascia pensare inoltre che se si vorrà, le cose potrebbero cambiare anche più drasticamente, dal momento che per la prima volta nella storia si sono cominciati a comprendere i meccanismi biologici dell’invecchiamento e della morte.
Longevità: a quale prezzo?
Intervenendo su alcuni geni si potrebbe, o si potrà, prolungare di molto la vita. Occorre però modificare la struttura del genoma umano, un passo che ancora nessuno ha mai osato intraprendere. Se si interverrà sui geni che controllano la lunghezza della vita, si allungherà automaticamente anche il periodo della forma fisica, cioè la giovinezza, rendendo così più benaccetto il prolungamento della vita. È importante vivere, infatti, non sopravvivere.
Si avrà voglia in futuro di vivere tanto a lungo? Certo, se ne vedranno delle belle. È sicuro però che non basterà allungare la vita, e magari il periodo della giovinezza. Occorrerà, se si vorrà andare in questa direzione, cambiare la struttura stessa della società e dei servizi da questa offerti. Perché con il procedere dell’età cambiano comunque i gusti, le inclinazioni e le motivazioni e non ha senso vivere 150 anni se gli ultimi 70-80 non valgono la pena di essere vissuti.
Antonella- UTENTE
- Numero di messaggi : 378
Data d'iscrizione : 29.10.09
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